“Motiv-Azione” La “fatica” di non far fatica

La motivazione è quell’energia che spinge l’uomo ad agire per soddisfare i propri bisogni. E’ formata da due parole: motivo e azione. Ciò vuol dire che per agire occorre un motivo. La motivazione nasce da una serie complessa di elementi, di condizioni ambientali del momento,dalla storia personale e di vissuti interiori,positivi o negativi.

Ciò che porta la persona a realizzare i propri obiettivi, e quindi a trovare la motivazione per realizzarli, è un insieme di passato,presente e futuro. Si distinguono quattro macro-aree,ricondotte ad aspetti interiori, storici quindi collegabili al passato del soggetto, ambientali in cui il soggetto è cresciuto e ha realizzato i suoi cambiamenti e presenti focalizzati sul qui ed ora.

Dagli esperti la motivazione, è descritta come una “catapulta”, una forza per realizzare l’obiettivo e dar adito all’azione. Essa non si crea dal nulla. E’ una condizione interiore, è un moto interno, ma condizionato ed influenzano. La motivazione è efficace quando parte da elementi che appartengono a NOI. La de-motivazione, al contrario, giunge quando l’input arriva da altri, dall’esterno. Basti semplicemente pensare a quando un ragazzo sceglie uno sport sull’onda di una motivazione dei genitori. Il rischio è che tale motivazione si affievolisca e che tale attività venga abbandonata.

La Motivazione va nutrita

La motivazione è collegata allo stato emotivo della persona e quindi a una condizione profonda in cui si trova in quel dato momento. Un aspetto fondamentale associato alla crescita motivazionale è la conoscenza di se stessi. E’ importante riconoscere le proprie emozioni per riconoscere quelle degli altri e nutrirsi anche delle emozioni che gli altri possono darci. Non significa immedesimarsi totalmente nelle emozioni degli altri, ma capire qual’è la propri emozione, immaginare l’emozione dell’altro e comprendere ciò che l’altro prova, saper distinguere, per saper creare vicinanza e condivisione. Per creare motivazione, è necessario un tempo cronologico ma sopratutto interiore. In ognuno di noi esiste il piacere di riuscire a realizzare qualcosa e questo rappresenta l’autoefficacia.

La psicoanalisi parla di ricerca del piacere come fuga dal dolore. La motivazione è fortemente associata a una tendenza ad avvicinarsi al piacere, verso qualcosa che si realizza e ci realizza.

M.L. King ha detto:”La grandezza della vita sta nella grandezza del sogno in cui si è deciso di credere“. Ma da cosa dipende questa decisione? Dipende da quanto noi siamo pronti a credere in qualcosa di importante. Ciò che ci permette di realizzare gli obiettivi è la nostra emotività. D’altronte la motivazione ha a che vedre con l’emozione. Se la nostra motivazione è collegata a paure,essa sarà molto bassa, se invece la nostra prospettiva futura è collegata a speranze, la motivazione è alta.

Comunque “essere motivato” non corrisponde sempre all’essere “piacevolmente motivato” : Ad es “Questo sport è noioso, quindi non lo faccio…” Spesso associamo al termine piacevole il termine motivante; oppure al termine spiacevole il termine demotivante. D’altronde, a chi piace affrontare compiti duri e pesanti? Spesso facciamo delle scelte senza provare emozioni positive,portandole avanti, nonostante tutto. Ma  cosa alimenta questa motivazione non generata nè sostenuta da un vissuto emotivo favorevole?  Husma e Lens (1999) dicono questo: ” Faccio una cosa che di per sè non mi piace, in vista di un guadagno”; nel caso di un atleta può essere: “Se faccio questo tipo di allenamneto faticoso,sono sicuro di migliorare la mia prestazione”. Ecco che si arriva a essere motivati anche non piacevolmente.

Inizialmente entrano in gioco elementi di piacevolezza e gratificazione , questa è la “prima marcia”, quella che fa partire il motore. Con questo meccanismo non si va tanto lontani, ovvero non si innesca una motivazione duratura. Non appena il compito cesserà di essere piacevole o verrà a mancare un aspettativa lo si abbandonerà.

Gli obiettivi danno un carattere duraturo e trasformano l’azione in qualcosa di stabile. Gli obiettivi sono ciò che si vuole , ma soprattutto perchè lo si vuole. Questo fortifica il soggetto.

I significati: Che senso ha? E qui entra in gioco tutto ciò che rappresenta la storia passata, presente e futuro di ognuno di noi, quelle che sono le nostre credenze nelle quali ci siamo immersi e continuamo ad immergerci. Non esiste motivazione se non causa movimento da una situazione statica a una dinamica. L’aspetto dianamico si interrompe quando c’è il devo, anzichè il voglio.

Fare le cose in maniera motivata è più piacevole. Si nasce o si diventa motivati? ” un po si nasce un po’m si diventa. Kelen (filosofo) diceva che la virtù è il coraggio di diventare ciò che di più bello siamo.  Trovare la nostra motivazione.. Abbiamo bisogno di motivarci perchè abbiamo bisogno di trovare una via piacevole, qualcosa che desideriamo.

Il runner amatoriale raggiunge una sorta di godimento incoscio nell’arrivare a provare fatica: è come se questa lo appagasse completamente, quasi a fargli provare una sorta di pace dei sensi. La fatica, paradossalmente lo tranquillizza, perchè gli permette di produrre endorfine. La corsa è, per la maggior parte dei runners, evasione dalla quotidianità,dallo stress lavorativo. La corsa alleggerisce, semplifica,risolve problemi che diversamente richiederebbero energie e risorse superiori.


Una replica a ““Motiv-Azione” La “fatica” di non far fatica”

  1. Stefano Donadio ha detto:

    Raggiungere il traguardo della Maratona ti rende felice!!! ma sei felice anche nelle 12-16 settimana che la precedeno. La corsa ti fa star bene con te stesso.

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