Il tapis roulant in riabilitazione – parte 4°

Un breve riepilogo di tutto quello di cui abbiamo fino ad ora detto riguardo il tapis roulant come supporto per la riabilitazione:


La locomozione in salita e discesa su tapis roulant

Il tapis roulant offre la possibilità di simulare la locomozione in salita o in discesa (la discesa solo in pochissimi modelli presenti sul mercato), altrimenti difficilmente realizzabile per lunghi tratti.

Le strategie di adattamento posturale normalmente osservabili durante la salita comprendono un progressivo aumento della flessione di anca, ginocchio e caviglia al momento del contatto iniziale del piede, così come un tilt anteriore di pelvi e tronco. Tali cambiamenti sono accompagnati da una progressiva diminuzione della caduta laterale della pelvi verso l’arto oscillante durante la fase di mono-appoggio e da un aumento in lunghezza del passo all’aumentare della pendenza. Questo facilita ad esempio il cammino di pazienti con deficit dei muscoli abduttori d’anca.

Nel cammino in salita, l’attivazione muscolare concentrica di quadricipite e bicipite femorale aumenta con l’inclinazione, mentre non sono state rilevate variazioni significative per quanto riguarda gli ischiocrurali mediali .

Nonostante la velocità spontanea di marcia diminuisca, la fatica muscolare durante la salita porta all’elevazione della frequenza cardiaca (anche gli arti superiori si muovono con angoli articolari più ampi).

La deambulazione con pendenze superiori al 12% è considerata utile nella rieducazione dei pazienti con dolore anteriore di ginocchio o dopo ricostruzione del legamento crociato anteriore, in quanto diminuisce il fastidio sull’articolazione patello-femorale e la tensione sul legamento. I soggetti con lesione spinale incompleta riescono entro certi limiti ad adattarsi alla marcia in salita sul tapis roulant, ma utilizzano strategie differenti per far fronte ai cambiamenti imposti.

Durante il cammino in discesa invece l’anca è meno flessa al momento del contatto col suolo e la flessione del ginocchio aumenta nelle fasi intermedia e finale dell’appoggio (il baricentro “cade” da un’altezza superiore, per cui è richiesta maggior ammortizzazione). Con l’aumentare della pendenza negativa la lunghezza del passo tende ad accorciarsi, mentre si osserva un progressivo tilt posteriore di tronco e pelvi ed un aumento nella caduta laterale del bacino verso l’arto oscillante. Gli aggiustamenti sul piano sagittale consentono molto probabilmente alla muscolatura di generare più potenza in salita e di assorbire più economicamente gli impatti col suolo in discesa .

I picchi della potenza muscolare e dei momenti angolari prodotti durante il cammino in discesa aumentano notevolmente nel ginocchio, sono leggermente superiori nell’anca e si riducono nella caviglia. Ciò spiega la difficoltà incontrata dai pazienti con patologie ortopediche al ginocchio e i dolori muscolari sperimentati dagli alpinisti nel coprire pendenze negative, dove le contrazioni sono prevalentemente eccentriche.

Per quanto riguarda il carico plantare, in salita aumenta nella regione dell’alluce e del primo metatarso e diminuisce alla caviglia, mentre in discesa aumenta alla caviglia e diminuisce sul quarto e quinto metatarso. Le forze di impatto con il terreno durante la corsa aumentano in discesa (a -9% vi è un incremento del 50% circa) e diminuiscono nettamente in salita .

 


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