In aggiunta ai veleni chimici, spesso la carne trasporta le malattie degli animali da macello che, stipati tutti assieme in condizioni di scarsa igiene e ipernutriti in modo innaturale, si ammalano molto più spesso degli altri. Nonostante le ispezioni fatte durante la selezione della carne, questa viene spesso messa sul mercato anche quando è meno sana di quanto gli acquirenti possano immaginare.
Nel 1972 l’USDA rilasciò un rapporto sulle carcasse degli animali esaminate dopo che erano state asportate le parti malate. Circa 100.000 mucche presentavano forme di cancro agli occhi e 3.596.302 avevano il fegato malato.
Del resto, spiegano gli stessi ispettori, se i controlli venissero fatti sul serio e si mantenesse una rigorosa severità, non resterebbe aperta una sola ditta di confezione di carne.
Saranno cambiate le cose?
Forse l’argomento più importante di per sé a favore di una dieta senza carne, almeno per quanto riguarda la salute personale, è l’innegabile e ben documentata correlazione tra il consumo di carne e le malattie del cuore.
In America, il paese con il più alto consumo di carne, una persona su due muore di malattie del cuore o dei relativi disturbi cardiovascolari. Queste malattie sono praticamente inesistenti nelle società dove il consumo di carne è basso.
Il Journal of the American Medical Association riportava nel 1961 che “la dieta vegetariana può prevenire dal novanta al novantasette per cento delle malattie del cuore.” Dato che la dieta vegetariana limita l’assunzione di colesterolo, è logico che non si creino depositi di grasso con i conseguenti decessi per infarto o attacco di cuore. La patologia nota con il nome di arteriosclerosi è virtualmente sconosciuta nel mondo dei vegetariani.
Secondo l’Encyclopaedia Britannica: “Le proteine contenute nelle noci, nei legumi, nei cereali e perfino nei prodotti del latte sono considerate relativamente pure comparate alla carne di manzo, che contiene il 66% di acqua impura.” Queste impurità non solo colpiscono il cuore, ma l’organismo intero.
Un’ulteriore prova che l’intestino dell’uomo non è adatto a digerire carne viene fornita da numerosi studi che stabiliscono una stretta relazione tra il cancro del colon e una dieta ricca di carne. Le cause della malattia sono il contenuto di grassi, la mancanza di fibre vegetali nella dieta e il lento transito nel colon dove le sostanze tossiche hanno tutto il tempo di provocare i loro effetti dannosi. D’altro canto è risaputo che la carne, mentre viene ingerita, produce steroidi metabolici in possesso di proprietà cancerogene.
La National Academy of Sciences ha riferito nel 1983 che “…si potrebbero prevenire molte forme di cancro comune adottando una dieta meno ricca di grassi e carne, che fosse basata invece su verdure e cereali.” Alcuni sorprendenti risultati nella ricerca sul cancro si sono rivelati studiando le nitrosamine, cioè le sostanze derivate dall’incontro di alcune sostanze naturali presenti nella birra, nel vino, nel tè e nel tabacco, con additivi chimici aggiunti alla carne per la sua conservazione.
L’ente Americano Food and Drug Admistration ha definito le nitrosamine “…uno dei più potenti gruppi di sostanze cancerogene mai scoperto… il cui studio ha causato grave preoccupazione negli scienziati che se ne sono occupati.” Il dottor William Lijinsky condusse alcuni esperimenti introducendo nitrosamine nell’alimentazione di alcuni animali: nel giro di sei mesi egli riscontrò la presenza di tumori nel 100% delle cavie. “Le manifestazioni cancerose”, notò in quell’occasione, “sono presenti in ogni parte del corpo: nel cervello, nei polmoni, nel pancreas, nello stomaco, nel fegato e negli intestini. Gli animali sono stati completamente compromessi.”
Per concludere, il corpo umano è una macchina complessa e, come tutte le macchine, alcuni carburanti sono più indicati per garantire un funzionamento corretto. Le statistiche e le ricerche dimostrano senza tema di smentita che la carne è un carburante poco adatto, che alla fine pagheremo a caro prezzo. Gli esquimesi, ad esempio, che vivono di carne e pesce, muoiono presto; la durata della loro vita non supera i trent’anni. D’altra parte di sono tribù vegetariane come gli Hunza, o gruppi come gli Avventisti del Settimo Giorno, che tendono a vivere tra gli ottanta e i cento anni. I ricercatori individuano nel vegetarianesimo la principale causa della loro longevità.
E’ indubbio quindi che una sana e naturale alimentazione contribuisce a vivere serenamente, in salute, in armonia e a lungo. Il corpo non deve sobbarcarsi lavori improbi per assimilare elementi non compatibili e per debellare sostanze tossiche e velenose, e quindi può lavorare secondo natura e secondo i suoi specifici tempi. Chi si ammala di cancro, di arteriosclerosi, di malattie del cuore, di diabete, di calcolosi renale e di altre mille malattie è colpevole egli stesso della sua malattia e deve accettarlo, anche se è difficile e doloroso, poiché è stato proprio lui a coltivare il terreno della sofferenza e del dolore fagocitando altri esseri viventi; e, si sa, chi semina sofferenza e dolore raccoglierà sofferenza e dolore.
continua…….nei prossimi giorni
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